Circolo di Lettura “Leggere Leggero”: incontro sul tema della Resistenza

Il 28 giugno 2020 alle ore 17, il gruppo di lettura “LeggereLeggero” ha avuto, da un´idea di Sabine e sulla base degli spunti forniti dal “La Resistenza spiegata a mia figlia” di Alberto Cavaglion, un incontro online per parlare della Resistenza in Italia. Alvise Grammatica, segretario dell´A.N.P.I. della sezione di Francoforte, ha accettato il nostro invito e ha discusso con noi su questo tema così importante e tutt’ora coinvolgente. Questo incontro si inserisce nell’anno in cui si festeggia il 75mo Anniversario della Liberazione dal regime nazifascista.

Un primo punto riguardava l´importanza e il valore della Resistenza inquadrata nel suo contesto storico. Qui si sono toccati  punti controversi e discussioni che continuano ancora oggi, ovvero se essa fu necessaria o superflua o addirittura inutile se non dannosa (pensiamo agli strascichi, come vendette private, uccisioni, processi sommari etc., anche se secondo il segretario dell´A.N.P.I. sono stati sì episodi da condannare, ma in definitiva, marginali).

Alvise ha delineato all’inizio una brevissima storia del fenomeno partigiano, che fu storicamente limitato temporalmente dall’8 settembre – data del proclama di armistizio di Badoglio con le forze alleate – fino al 25 aprile 1945 e circoscritto all’Italia del Centro e del Nord.
La Resistenza partigiana – così composita e varia come era (formazioni socialiste, liberali, comuniste, monarchiche, anarchiche, del partito d’azione etc.) e dunque anche con obiettivi di lunga durata divergenti, aveva un obiettivo di fondo comune: riscattare l’immagine dell’Italia, dopo la disastrosa e  fallimentare guerra al fianco della Germania nazista.

Sulla base di questi accadimenti – e qui ne fa fede la memorialistica dei partigiani e sui partigiani – molti Italiani hanno scelto di entrare in Resistenza e il suo grande successo finale, ovvero la Liberazione, può essere sintetizzato nell’aver preso in mano il destino del paese dopo la guerra, al contrario della Germania rimasta sotto protettorato degli Alleati per molti anni a seguire, anche se nel caso della Germania dobbiamo considerare gli effetti della guerra fredda e dei due blocchi politico-militari contrapposti.

Ma che cosa rappresenta oggi la Resistenza per gli Italiani?
La Resistenza è stata fondante per la nostra Costituzione e bisogna dire che ancora oggi, dopo più di 70 anni dalla sua entrata in vigore (1o gennaio 1948), ci sono forze politiche che non si riconoscono in essa.
Qui si può accennare a mo’ di esempio ai tentativi di revisione che di quando in quando riaffiorano nel discorso politico per trasformare la Repubblica Italiana in una Repubblica presidenziale.
Oppure alle guerre più o meno dichiarate (bombardamenti sulla Serbia del 1999) e in subordine all’esportazione di armi verso Paesi del mondo considerati molto instabili e tutto questo a dispetto del principio costituzionale che ripudia la guerra: «come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» (articolo 11 della Costituzione). Sabine ha fatto notare come la Costituzione in Germania fu elaborata con l’aiuto degli Alleati e rimase con la dicitura “Legge fondamentale” sino alla riunificazione di un paese diviso in seguito alla Guerra Fredda.

La Resistenza in Italia fu dunque un movimento corale, anche se numericamente contenuto (stime parlano nel ’44 di circa 80.000 partigiani e nella primavera del ’45 di circa 200.000; queste stime comunque non comprendono le svariate forme di Resistenza non armata) spinto spesso da una forte motivazione personale e morale per reagire al ventennio fascista e alle sue guerre. Nelle loro formazioni militavano esponenti di tutti i ceti sociali, borghesi, intellettuali, braccianti, operai e soldati e i partigiani avevano anche un forte appoggio tra la popolazione civile che forniva loro viveri, rifugio, informazioni e sostegno di ogni genere. Il coordinamento comune delle diverse forze partigiane ha infine condotto alla Liberazione, anche se non tutti sono stati contenti degli avvenimenti successivi,  tra chi aspirava all´ideale di una rivoluzione comunista e quelli invece che volevano la restaurazione del regime liberale.
Il referendum del 1-2 giugno 1946 sancisce la fine della monarchia e la nascita della Repubblica, ma di stretta misura con uno scarto di circa 2 milioni di voti in più per la Repubblica.

Elettra ha poi fatto notare come nella sezione bilingue della scuola dove insegna, la Resistenza sia parte del programma che lei ha approfondito leggendo in classe e con gli studenti diverse opere e saggi. Ha anche sottolineato l´importanza delle donne nella Resistenza come partigiane, staffette, informatrici e quant´altro e il fatto che molti uomini, dopo la Liberazione, avrebbero volentieri voluto rispedire ai “fornelli”!

Sul ruolo delle donne nella Resistenza Alvise ha segnalato una conferenza recentemente prodotta dalla Sezione ANPI di Francoforte in cooperazione con il Coordinamento Donne Italiane di Francoforte, reperibile all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=EsafeLjSU2k.

Un altro punto di cui abbiamo parlato riguardava l’amnistia varata da Togliatti, ministro dell’interno, nel 22 giugno 1946. Questa fu un provvedimento di condono delle pene proposto alla fine della Seconda Guerra Mondiale in Italia. Essa comprendeva i reati comuni e politici, compresi quelli di collaborazionismo con il nemico. Lo scopo evidente era la pacificazione nazionale dopo gli anni della guerra civile, ma purtroppo sulla base di interpretazioni capziose e di parte, il vecchio apparato giudiziale fascista si trovò a giudicare i fascisti macchiatisi di crimini, trattandoli per usare un eufemismo, con molta indulgenza, mentre lo stesso metro non fu però applicato ai partigiani sotto processo che a volte si ritrovarono addirittura davanti ai giudici fascisti che li avevavo già condannati!
Qui Alvise ha rilevato che fino agli anni ’50 quasi tutti i questori erano già questori durante il ventennio.

La guerra fredda poi ha fatto sì che molti crimini di guerra, perpetrati dai nazisti e fascisti venissero messi sotto tono o volutamente ignorati e sepolti in archivi non accessibili. Uniti all’autoassoluzione di molti Italiani che non hanno mai fatto veramente i conti con il Fascismo.

Sono anche sorte delle domande sul come spiegare la grande differenza tra l’Italia con la Resistenza e la Germania nazista.
Si è parlato della crudele, sistematica scientifica liquidazione di quasi tutti gli oppositori in Germania, che ha impedito il formarsi di bande partigiane, anche se ci sono stati attentati e forme di opposizione non armata al regime hitleriano, tra le quali anche la diserzione di massa dei soldati della Wehrmacht si può ritenere un segno evidente di resistenza.

Alessandro ha poi spostato il focus sul valore della Resistenza e dei suoi messaggi nell´Italia di oggi.

Nella sua risposta Alvise ha premesso che l’A.N.P.I. non è un partito, ma con 120.000 iscritti è un’organizzazione di massa che prende posizione sulle grandi questioni sociali e politiche mondiali, come contro il razzismo in America o contro l’annessione di territori palestinesi da parte di Israele.
L’associazione interviene fattivamente anche nella discussione e nelle lotte per la democrazia e la libertà nella società italiana, come l’opposizione nel 2016 al referendum istituzionale di Renzi, mentre ai nostri giorni si oppone al taglio dei parlamentari in nome della rappresentanza, poiché all’estero avremmo in questo caso un unico senatore per tutta l’Europa!

In conclusione il messaggio e i valori della Resistenza si richiamano alla democrazia, alla pace, al ripudio della guerra e dell’antifascismo senza indulgere in una retorica puramente commemorativa, ma diffondendo questi valori tra le nuove generazioni, perché libertà e democrazia sono conquiste che non sono date per sempre, ma si devono difendere ogni giorno.