Il circolo di lettura “Leggere leggero” – incontro online su “Le tre del mattino” di Gianrico Carofiglio

Primo incontro in presenza dopo molto tempo!


I protagonisti della storia sono un padre ed un figlio, i quali nell’arco di due soli giorni hannno modo di affrontare la natura del loro difficile rapporto. Antonio è il primo personaggio che l’autore introduce e che da quando era ragazzo si è dovuto confrontare con l’epilessia idiopatica ( non se ne conoscono le cause) ed con la separazione dei propri genitori, entrambi insegnati. Il padre è un matematico di una certa importanza e abbastanza noto in città, mentre la madre è una insegnante di lettere, molto bella in gioventù, completamente assorbita da quello che è il suo lavoro.
Un giorno il padre, constatando di come la malattia renda difficile la vita del figlio, decide di recarsi con lui a Marsiglia, dove opera il Dottor Gustaut, uno dei maggiori esperti a livello internazionale per l´epilessia. La visita a cui Antonio viene sottoposto e la terapia prescritta gli permette di vivere una esistenza praticamente normale in ogni aspetto.
A tre anni dalla visita che ha cambiato in meglio la vita del ragazzo, nel 1983, il padre ed il figlio, con quest’ultimo ormai diciottenne, tornano a Marsiglia per quello che è il consulto decisivo: la guarigione è ormai definitiva oppure la terapia a cui si è sottoposto per tre anni deve continuare.
Secondo il Dottor Gustaut, Antonio è guarito, ma per averne la certezza decide di fargli sostenere la cosiddetta “prova da scatenamento”, un esame che dovrebbe verificare l´effettiva guarigione del ragazzo sottoposto ad uno stress elevato. Padre e figlio dovranno dunque rimanere svegli entrambi per 48 ore consecutive, il tutto senza che Antonio possa prendere le proprie medicine e senza l’ausilio di un sonno ristoratore.
Una situazione particolare che porterà padre e figlio ad avere un dialogo che in passato non hanno mai avuto, a causa dei loro caratteri così diversi e della situazione familiare, che ha inciso profondamente sul rapporto che Antonio ha negli anni instaurato con entrambi i genitori. Le 48 ore passano veloci e padre e figlio vivono molte situazioni fuori dell´ordinario quotidiano. Antonio scopre l´amore perdendo la verginità e il padre si rivela agli occhi del figlio un uomo con segreti e dalle molte sfaccettature.
Allo scadere del tempo il lettore scopre che Antonio è effettivamente guarito, mentre padre e figlio, potranno iniziare un nuovo rapporto, su basi totalmente diverse e più solide, e questo perché si sono confrontati sui propri sogni, desideri e sulle proprie fragilità.

Per tutti è stata una lettura abbastanza fluida e piacevole, ma a questa constatazione è seguito un dibattito piuttosto vivace con opinioni differenti se non addirittura contrastanti:
se a S. e P. il libro è piaciuto molto, G. lo ha stroncato senza pietà, come un qualcosa scritto in vista per un premio e un adattamento cinematografico e oltretutto espressione di una borghesia tronfia e elitaria, anche se poi lo stesso ha ammesso di essersi lasciato trascinare da sentimenti personali.
F. e A. lo hanno trovato emozionante, ma hanno poi fatto rilevare un Carofiglio un po’ saccente e compiaciuto delle citazioni musicali e letterarie che si ripetono all’interno di questo racconto, le quali sono sembrate più un appagamento per il suo ego di scrittore.
Per altri certe situazioni sono sembrate poco verosimili – la scoperta dell’amore carnale da parte di Antonio, anche se personalmente penso siano probabili e forse già accadute innumerevoli volte.
La fine è stata definita banale e prevedibili, come la morte del padre pochi mesi dopo aver ristabilito il rapporto col figlio, mentre K. invece ha visto raffinate riflessioni musicali nell’esibizione del padre al pianoforte e apprezzato nelle ultime pagine il “pensiero magico” come principio su cui si basa la credenza nel malocchio o nei portafortuna.
Un partecipante l´ha definito un libro “malinconico” e io ho criticato la completa mancanza di un accenno al rapporto tra padre e figlio prima del viaggio a Parigi e la figura piuttosto astratta e stereotipata della madre.
ll titolo rimanda ad una frase di Francis Scott Fitzgerald nel Il grande Gatsby: “In una notte dell’anima veramente oscura sono sempre le tre del mattino, giorno dopo giorno” leggermente modificato dall´Autore:
“Nella vera notte buia dell’anima sono sempre le tre del mattino”.
che si presta come commenta saggiamente Antonio all’opposto del suo significato apparente, come succede alle migliori metafore, al di là dell’intenzione di chi le ha create.