Lo scrittore Luca D’Andrea presenta il suo ultimo libro, Lissy

Per la maggior parte di noi era un perfetto sconosciuto del quale avevamo letto il nome per la prima volta nell’invito di Italia Altrove a partecipare all’incontro con lo scrittore di lunedì 7 maggio 2018. Per centinaia di migliaia di lettori sparsi per il mondo appassionati di gialli quello Luca D’Andrea invece è già un saldo punto di riferimento.

Con il suo romanzo d’esordio “La sostanza del male” (tradotto in tedesco con il titolo “Der Tod so kalt”), un vero caso letterario tradotto in più di 30 Paesi dal quale verrà tratta una serie TV, Luca D’Andrea si è imposto nel 2016 all’attenzione del grande pubblico. E così nel giro di poco tempo ha cambiato vita: ha lasciato la sua attività di insegnante di scuola media, della quale però ci ha raccontato con grande affetto e slancio; si è dedicato anima e corpo alla scrittura e ai suoi numerosi lettori. Nel 2017 ha pubblicato “Lissy” (in tedesco “Das Böse, es bleibt”), il libro del quale ci ha parlato durante la nostra chiacchierata.

Un giallo pieno di suspense, resa possibile anche dall’ambientazione della storia tra le montagne dell’Alto Adige. Una terra che Luca D’Andrea, nato a Bolzano, conosce bene e che tanto spazio ha nel suo libro: la bellezza della natura, la cultura e le tradizioni contadine; i tratti arcaici e ancestrali della gente di montagna degli anni ’70, periodo storico in cui si svolgono gli avvenimenti narrati nel romanzo. Grazie alla lettura impeccabile e coinvolgente della nostra cara Christina siamo riusciti ad entrare nell’atmosfera del giallo. Luca D’Andrea ci ha raccontato dei personaggi principali, senza però svelarci troppo della trama del suo libro.

E poi il vissuto e i ricordi personali hanno avuto il sopravvento sul plot del romanzo: l’essere italiano in Alto Adige, cioè altro in un altrove che per lunghi decenni è stato piuttosto Sud Tirolo che Alto Adige. Ci siamo resi conto, noi italiani che il travaglio di quel lembo di terra lo abbiamo vissuto solo di rimando attraverso le immagini dei Tg o le eventuali visite da turisti, che la sofferenza non è stata solo degli annessi, ma anche di chi con quei nuovi italiani ha dovuto convivere da minoranza. I Walsch, termine dispregiativo usato dai madrelingua tedeschi nei confronti degli italiani, che più volte Luca D’Andrea ha pronunciato per connotare la sua condizione giovanile di ragazzo di serie B. Ma grazie agli interventi del pubblico, in particolare di due nostre amiche altoatesine – una di lingua tedesca, l’altra ladina – abbiamo dovuto e potuto ancora una volta concludere che la realtà ha sempre tante facce e che, forse, una più lungimirante politica di integrazione, come per esempio l’abolizione della separazione ferrea tra scuole tedesche e scuole italiane, potrebbe far fare ulteriori passi in avanti a una regione che tutti noi italiani, qualsiasi siano le nostre radici linguistiche e culturali, amiamo per la sua bellezza.